Il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, a suo tempo interrogato dalla prefettura di Roma
relativamente alla procedura di iscrizione di alcune modifiche statutarie di
Archeoclub d'Italia nel Registro delle persone giuridiche, ebbe ad osservare
che le attività volte a "tutelare,
promuovere e valorizzare le cose di interesse artistico e storico di cui alla
legge 1089/39, comprese le biblioteche" inserite nel nuovo statuto fra
gli scopi associativi, erano di propria competenza esclusiva e che la
valorizzazione e la promozione possono essere attuate da privati secondo le
procedure del codice dei Beni Culturali del 2004.
Questa becera ed ottusa visione, degna di quella parte più retriva di tromboni ultra statalisti che ancora alligna nel Ministero e che lo sta portando al suo rapido dissolvimento, confonde tutte le attività dirette od indirette di tutela che qualsiasi cittadino ha il diritto di porre in atto, con quella amministrativa che, quella sì, è di competenza dello Stato.
La tutela (e se avessimo usato i sinonimi "salvaguardia" o "difesa"?) si può svolgere in tanti modi diversi, come fanno proprio le nostre sedi, con segnalazioni, denunce, campagne di stampa, proposte di legge, collaborazione con le istituzioni, sollecitazioni degli enti pubblici, sensibilizzazione dell'opinione pubblica, senza dunque invadere il campo riservato ai suddetti tromboni.
Ed il F.A.I., quando acquista un bene in degrado e lo rivitalizza, non svolge forse attività di tutela e valorizzazione? E che senso ha prima il dichiarare che anche la valorizzazione è di competenza esclusiva del dio Stato (sciocchezza megagalattica), per poi precisare (bontà loro) che anche i privati possono esercitare attività di valorizzazione e promozione secondo il " Codice Urbani" e, aggiungiamo noi, conformemente all'art.110 della costituzione?
Sono tantissime le attività umane
che possono svolgersi solo in conformità delle norme dei codici civile,
commerciale, penale e non solo quelle
previste dal "Codice Urbani" o dalla precedente legge del "39.
Questi signori sono, probabilmente, gli stessi che continuano ad ingessare il Ministero, gelosi delle loro prerogative come se essi fossero non i tutori, ma i padroni ed i padrini del nostro patrimonio culturale, incapaci di aprirsi alla società ed ai cittadini che sono i veri ed unici detentori di ogni potere. Non per nulla la Costituzione, all' art. 9, dice che la "Repubblica" (non lo Stato) tutela il patrimonio storico e artistico della Nazione. E la Repubblica siamo noi tutti.
Combattere queste incrostazioni del peggior conservatorismo deve essere, a mio avviso, uno dei prossimi impegni cui siamo chiamati quali "movimento di opinione pubblica".
Giulio De Collibus
P.S: A Paestum, in occasione
dell'annuale fiera del Turismo Archeologico, il prof. Andrea Carandini, che non
è certo l'ultimo arrivato, ha definito il MIBAC “ un morente ibernato”. Noi
vogliamo che sia rivitalizzato ed ammodernato perché sia adeguato
all'importante compito che deve svolgere.
Ma voglio segnalare a tutti quanto ha dichiarato il Presidente della Repubblica nel corso del suo alto intervento in occasione degli “Stati Generali della Cultura”. Riferendosi, appunto, all'art. 9 della Costituzione, Napolitano denuncia “......... ebbene, quanto oggi le istituzioni della Repubblica “tutelano”? Promuovono e tutelano ancora pochissimo in modo radicalmente insufficiente” e proseguendo nella sua lucida analisi:“in tutti i settori, anche in quelli che fanno capo ad attività culturali, occorrono scelte non conservative per quel che riguarda le strutture e per quello che riguarda le realtà che si sono venute accumulando ed incrostando nel corso del tempo. Guai se dovessero prevalere atteggiamenti difensivi di difesa e conservazione di tutto l'esistente ; e anche, diciamo pure, guai se dovessero prevalere atteggiamenti puramente difensivi di posizioni acquisite in termini di categoria, in termini corporativi”.