La nostra Mission

L'Archeoclub di Pescara condivide la Mission istituzionale dell'Archeoclub d'Italia, di cui costituisce la Sede locale dal 1971, e cioè la Tutela e la Salvaguardia dei Beni Culturali Italiani, e la loro Valorizzazione a livello cittadino, provinciale, regionale e nazionale.
Sente però altrettanto forte l'esigenza di divulgare e di rinverdire il dibattito circa la Conoscenza, la Tutela e la Valorizzazione di tutto il nostro grande patrimonio culturale: dall'Archeologia all'Arte, dagli Archivi e Biblioteche al Paesaggio, alle Tradizioni Popolari.

A proposito dei Beni Culturali


MIBAC: UN MINISTERO IN DISFACIMENTO

Tutti coloro che si riempiono la bocca della parola magica “Costituzione” e si ammantano degli abiti di Vestali addette alla sua più acritica protezione sono spesso coloro che poi quotidianamente stracciano alcuni suoi  importanti contenuti.
Basti dire che essa tutela espressamente il Paesaggio all'art. 9, ma se c'è una cosa che è stata stuprata, devastata e saccheggiata da sempre dalla classe dirigente politica nazionale ed amministrativa locale è stato proprio il paesaggio.
L'art. 9, inoltre, insieme all'art. 117, tutela i Beni Culturali ma, qualunque fosse il governo in carica, il Ministero per i Beni Culturali è stato da tutti sempre considerato un ministero di serie B, cui sono stati sempre più tagliati i fondi a disposizione, spesso male spesi, in verità.

Ormai il MIBAC è arrivato alla frutta: gli ispettori non hanno più i mezzi per fare i sopralluoghi, il turnover è stato bloccato per cui molti uffici periferici rischiano di rimanere completamente o quasi sprovvisti di tecnici, una piccola casta burocratica autoreferenziale ha sempre impedito e boicottato, per l'insipienza e l'incompetenza dei vari ministri succedutisi, qualsiasi forma di modernizzazione e di adeguamento alle nuove esigenze.
D'altra parte, le enormi difficoltà economiche in cui si dibatte il nostro paese - e tali rimarranno ancora per molti anni - richiederebbero, invece, un totale cambio di abitudini e di organizzazione.
Ricordiamo come il crollo di un muro di Pompei destò un grande scandalo su tutta la stampa e poi si apprese che i soldi per la manutenzione erano già stati stanziati, ma la burocrazia non era stata capace di fare la gara d'appalto.

Il coinvolgimento di privati, del volontariato, degli enti locali diventa sempre più ineluttabile. Tuttavia basta vedere come l'apparato faccia di tutto per disapplicare l'art. 117, che affida alle Regioni la valorizzazione dei Beni Culturali. Queste ultime sono da parte loro (salvo pochissime eccezioni) assolutamente impreparate, sia dal punto di vista normativo, sia da quello strutturale, né stanno facendo nulla per attrezzarsi.
Per quanto riguarda, poi, la partecipazione dei privati, basta vedere quello che è successo con Della Valle ed il Colosseo, per capire l'aria che tira con uno statalismo totalizzante radicato in troppi settori del nostro paese e con le tante anime belle che preferiscono la distruzione di un monumento ad una contaminazione dal “vile” denaro dell'imprenditoria.
Basta anche vedere come, all'interno del Ministero stesso, un'ottusa consorteria abbia sempre cercato di boicottare, riuscendoci, qualsiasi forma di ammodernamento dei nostri Musei dal punto di vista dei servizi di accoglienza (bookshop, bar, ristoranti, ecc.), impedendoci di adeguarli a quanto avviene tranquillamente all'estero.

Dopo i terremoti dell'Irpinia e dell'Umbria avevamo ingenuamente pensato che il Ministero si fosse almeno adeguato organizzativamente in caso di gravi eventi calamitosi con un piano d'intervento: magazzino con materiale ed attrezzature, elenchi di personale di pronto impiego.
Nulla di tutto questo: basti dire che dopo i primissimi giorni era già finito il materiale necessario per imballare le tante opere d'arte che venivano portate in salvo da edifici e musei crollati e pericolanti, in una corsa contro il tempo, mentre incombeva il pericolo di pioggia (problema fortunatamente risolto dall'Archeoclub di Pescara); ugualmente scarseggiavano incredibilmente i mezzi con cui trasferire al sicuro le opere.
Nel centro operativo della Protezione Civile presso la scuola della Guardia di Finanza i pochi funzionari del Ministero operavano, usando le pettorine di un'associazione nazionale di volontariato alla quale era stato appaltato l'intervento di recupero con totale esclusione di qualsiasi altra forma di partecipazione di volontari, università compresa. Ricordiamo un Soprintendente che, unica persona in giacca e cravatta, trascorreva il suo tempo in interviste fra un servizio televisivo e l'altro, anche ritardando in un'occasione un'operazione di recupero urgente perché aspettava l'arrivo di una troupe televisiva.
Fortunatamente abbiamo assistito anche, da parte del personale della Soprintendenza, a casi di assoluta abnegazione e sacrificio. Basta citare la dottoressa Veronica De Vecchis che, scampata in pantofole alla distruzione della sua abitazione e fornitasi di indumenti di fortuna, ha iniziato subito uno straordinario lavoro di direzione delle squadre, senza risparmiarsi in alcun modo, mettendo anche a rischio la propria salute.
Dobbiamo anche denunciare il fatto che alcuni dei più gravi danni inferti al patrimonio artistico abruzzese sono stati causati da passati interventi di restauro della Soprintendenza, che in molti casi sostituì all'elasticità del legno la rigidità ed il peso del cemento. L'uso sconsiderato di quest'ultimo materiale grida ancora vendetta per la distruzione della torre medicea di S. Stefano di Sessanio (AQ).
Anche in Emilia il Ministero non ha certo brillato in quanto, fra l'altro, sono state consentite troppe frettolose demolizioni per motivi di sicurezza, mentre si poteva procedere con maggiore accortezza ed equilibrio.

Occorre quindi (ma chi lo farà mai con il grave analfabetismo di ritorno che attanaglia tutta l'Italia?) una totale rivoluzione nella gestione dei Beni Culturali.
Ma di questo avremo modo di riparlarne.

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