Sulla
Perdonanza Celestiniana qualcuno finalmente riconosce che “il re è nudo”
Che le celebrazioni della Perdonanza Celestiniana fossero diventate una grande bufala, un’invenzione del tutto slegata dalla nuda e semplice realtà della tradizione, ne eravamo pienamente convinti.
Per anni abbiamo assistito a dispendiose
coreografie in costume di stile polpettone hollywoodiano; ricordo ancora quando,
diversi anni or sono, si vide, con raccapriccio, addirittura sfilare un soldato
romano con armatura di cartapesta. Si è pensato e si pensa che quest’operazione
portasse turismo: ha solo portato notevoli spese a carico della collettività e,
soprattutto, della Regione Abruzzo.
Ora, finalmente, anche dall’Aquila si
levano critiche puntuali e precise che leggiamo sulla stampa locale. Valter
Cavaliere, Raffaele Colapietra, Errico Centofanti sottolineano come “la manifestazione abbia assunto negli anni
aspetti e toni sempre più sfarzosi (recentemente mitigati solo a causa della
ridotta disponibilità economica) e lontanissimi anni luce dai suoi profondi
significati spirituali e religiosi. La scenografia ed il kitsch, alla ricerca
di una impossibile utilizzazione turistica, hanno stravolto – rilevano gli intervenuti - un evento che si era sempre svolto in forma modesta e circoscritta,
legato a devozioni aquilane e regionali”.Per questo motivo non possiamo condividere la proposta di far dichiarare dall’Unesco questa Perdonanza quale bene immateriale dell’umanità. Leggiamo, ora, che c’è chi vorrebbe realizzare addirittura un museo della Perdonanza.
Sarebbe il caso di pensare, invece, a rimettere in funzione al più presto gli importanti musei già realizzati nel passato.
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