ANCHE GRAZIE AL PREMIO SCARPA FORSE SALVO IL
BOSCO MONUMENTALE DI S.ANTONIO A PESCOCOSTANZO (AQ).
Il prestigioso Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, assegnato recentemente al Bosco di S. Antonio, straordinaria faggeta in Comune di Pescocostanzo (AQ), aveva riacceso i riflettori su questo eccezionale patrimonio di natura e cultura.
Nei giorni scorsi si è svolto a
Pescocostanzo un Convegno di cultori e studiosi, articolato su due giornate e
coordinato dal prof. Francesco Sabatini, già Presidente onorario dell'Accademia
della Crusca e della delegazione abruzzese della Deputazione di Storia Patria,
per salvare dal degrado un monumento della natura preservato per secoli ed in
difesa del quale erano intervenuti, a suo tempo, Benedetto Croce e Gaetano
Salvemini, con relativo decreto del presidente Luigi Einaudi, ma che negli
ultimi decenni correva gravi rischi di stravolgimento.
Questo bosco, che è stato
definito il biotipo forestale più bello e famoso dell'Italia centrale, era
stato sempre vissuto e governato dall'uomo, quale spazio interdetto agli animali
selvatici predatori ed agli ovini, e destinato a pascolo alberato per cavalli e
buoi, ospitale per una lunga lista di organismi viventi. La sua totale interdizione
all'attività umana, quale zona di riserva integrale stabilita dal Parco
Nazionale della Maiella, lo stava rapidamente trasformando in una boscaglia
arbustiva privata di quella necessaria e fondamentale manutenzione, che le
popolazioni locali per secoli avevano attuato.
Il Convegno, che ha registrato
una comune presa di posizione da parte di illustri personalità della cultura e
della scienza, ha visto nella seconda giornata la partecipazione del Direttore
del Parco, Nicola Cimini, il quale, convinto dalle argomentazioni dei relatori,
ha assicurato una modifica delle drastiche passate decisioni dell'Ente sul sito
in questione.
Non sempre, infatti, l'eccesso di
tutela fa l'interesse del soggetto cui è destinato, ma ottiene spesso risultati
opposti.
Abbiamo trovato molto calzante
l'esempio fatto dal Dr. Giovanni Tavano: “è come se il Colosseo fosse stato
ricoperto da una fitta edera, per salvare la quale si rinunziasse a fare la
necessaria manutenzione dell'edificio, destinandolo quindi alla rovina”.
Nessun commento:
Posta un commento